Tra il 2011 e il 2012, insieme ad Antonio Leopardi, siamo stati coinvolti nel lavoro di documentazione per la divulgazione delle notizie derivanti dalle indagini archeologiche effettuate presso l’Insula Sacra a Cafarnao sul lago di Tiberiade. L’idea, sin dall’inizio, è stata quella di analizzare i contesti di scavo con i protagonisti delle indagini. Il continuo feedback con Padre Stanislao Loffreda e Padre Eugenio Alliata sull’esperienza decennale di Padre Corbo, con le sue 19 campagne di scavo sul lago di Tiberiade, ci hanno portato ad elaborare nel dettaglio le evoluzioni del sito archeologico, ascrivibili al periodo che va dal primo al quinto secolo d.C.
Il progetto e brevi cenni su Capharnaum
L’abitato noto dai Vangeli come Capharnaum o Capernaum (Kefar Nahum/Talhum), lungo la sponda nord-ovest del lago di Tiberiade in Galilea, è stato oggetto di campagne di scavo sin dagli inizi del Novecento, poco dopo che la Custodia Francescana di Terra Santa aveva acquistato una consistente parte dell’area interessata dalla presenza di rovine. Collocato lungo la viabilità principale di collegamento tra la costa mediterranea e Damasco, nella fase di maggior espansione, in età bizantina, doveva estendersi su una superficie di circa 6 ettari.
Nell’ambito di un progetto di aggiornamento dei siti web dedicati ai singoli santuari di Terra Santa, è stato realizzato uno studio ricostruttivo della cosiddetta Insula Sacra, finalizzato allo sviluppo di modelli tridimensionali da rendere fruibili attraverso il web e che descrivessero le principali dinamiche di utilizzo del sito su cui sorgeva la domus che si ipotizza fosse di proprietà della famiglia dell’apostolo Pietro.
Iter interpretativo del contesto antico avvenuto mediante simulazione in ambiente 3D
Il lavoro nel suo insieme ha avuto una direzione ben specifica, non solo di andare a verificare le ipotesi interpretative già sviluppate ma, per la stessa natura euristica del procedimento di ricostruzione tridimensionale, sono stati esaminati dettagli del contesto non più visibili e/o non immediatamente riconoscibili, anche con la finalità di porre nuovi interrogativi ai dati materiali.
Attraverso lo sviluppo del modello tridimensionale, risultanza di un processo interpretativo del dato archeologico, è stato possibile – quasi una conseguenza naturale – editare il materiale per la fruizione via web, scegliendo uno tra i tantissimi possibili sistemi di pubblicazione adottabili.
Per usare le parole di E. Pietroni: “chi osserva i modelli risultanti può analizzarli criticamente ed esprimere una propria valutazione solo se conosce il processo, la metodologia e le fonti impiegate per elaborarli. Rendere trasparente un modello vuol dire quindi comunicare, condividere il modo con cui è avvenuto tale processo. Questo favorisce ovviamente sia il dibattito e il progresso nell’ambito scientifico che la valenza educativa e la ricaduta culturale del progetto” (Pietroni 2009, p.78)
Cafarnao – Insula Sacra – Fase I – I secolo d.C.
Volendo insistere su questo concetto base, lo studio ricostruttivo ha reso l’elaborazione dati in ambiente 3D sia strumento di simulazione – utile alla comprensione dei dati archeologici – sia strumento di narrazione – utile alla presentazione della storia di un sito. Nell’essere però narrazione, ha dovuto necessariamente scegliere, tra le diverse possibili, una storia in particolare; ha dovuto cioè, di volta in volta, proporre una specifica soluzione ricostruttiva rinunciando alle diverse che in molti casi potevano essere avanzate. Ovviamente tale scelta non deve essere frutto della casualità, ma basarsi su principi di correttezza filologica e logico-interpretativa nonché, soprattutto, di aderenza al dato archeologico.
Cafarnao – Insula Sacra – Fase II – IV secolo d.C.
Punto di partenza è stato la trasposizione grafica delle informazioni sinora prodotte all’interno di un ambiente virtuale. In particolare, lo sviluppo di un modello tridimensionale dell’esistente, con la ricomposizione della sequenza stratigrafica, ha permesso di avere un quadro quanto più chiaro possibile dei dati raccolti, e di procedere quindi alla definizione delle dinamiche di costruzione-utilizzo-distruzione che hanno interessato il sito tra il I sec. e il V sec. d.C. (Le fasi più antiche non sono state oggetto del presente lavoro, vista la scarsità di informazioni utili allo sviluppo di una proposta interpretativa valida).
Riesaminando l’insieme dei corpi di fabbrica nelle loro singole fasi e considerando gli elementi di invisibilità dovuti a successive obliterazioni e distruzioni, è stato possibile anche analizzare le interpretazioni sinora portate avanti, soprattutto per le fasi più antiche.
Cafarnao – Chiesa Bizantina – V secolo d.C.
Uno degli elementi macroscopici presi in considerazione, ad esempio, è costituito dall’estensione stessa e, conseguentemente, dall’articolazione del complesso di corpi di fabbrica che compongono l’insula. L’insieme dei vani che si sviluppano ad ovest e a nord del cortile settentrionale – cortile d’ingresso a quella che viene riconosciuta come Insula Sacra – non presentano aperture verso il cortile stesso, mentre sono state rinvenute soglie e aperture verso l’esterno. Di conseguenza, i due corpi di fabbrica che nelle sistemazioni di IV sec. rientrano all’interno del recinto, non è da escludere che fossero precedentemente indipendenti dalla casa di Pietro e, non collegati direttamente all’insieme di edifici che andarono a formare nel I sec. l’Insula Sacra, forse acquisiti nel piano del progetto della Domus Ecclesia. In effetti, il muro continuo di IV sec., privo di aperture che a partire dall’estremità sud-ovest del recinto crea un corridoio sud-nord nel quale sono compresi i vani ad ovest del cortile, pone non pochi dubbi in tal senso. Ovviamente si tratta di una traccia di lavoro basata sulla non possibilità, allo stato attuale, di verificare i rapporti funzionali tra questi vani e il cortile nord, per cui in questa sede la si segnala come una delle questioni da verificare in future indagini; nella ricostruzione proposta per la fase di I sec., si è preferito proporre la soluzione che vede questi edifici come pienamente parte della casa di Pietro e aperti verso il cortile interno con porte e finestre nella sistemazione dell’Insula.
Il lavoro di ricostruzione in ambiente virtuale è stato impostato per macro-fasi, di conseguenza per alcuni ambienti è stata proposta solo la sistemazione che ha visto un maggior periodo di utilizzo. È il caso, ad esempio, dell’ambiente 34 nella sistemazione di I sec.